venerdì 17 gennaio 2014

Qualcuno volò sul nido del cuculo



Oggi voglio parlare di un film che è stato particolarmente importante per me: è stato non solo il tema principale della mia tesina per la maturità ma è anche stato una fonte d'ispirazione per la mia futura carriera.
Ho visto questo film grazie a mio padre che me lo consiglio vivamente per trarre qualche spunto per fare la tesina e fu così che "Qualcuno volò sul nido del cuculo" è diventato non solo un dei miei film preferiti ma anche un'ispirazione.
La mia tesina trattava l'ambito della malattia mentale rappresenta nell'ambito cinematografico; cinema e psichiatria sono nati nella stessa epoca, sono cresciuti insieme e fin dall’inizio hanno condiviso un medesimo soggetto: il malato di mente, il pazzo, il folle, il disadattato e le proprie emozioni e atteggiamenti con il mondo dei “sani”.

“Qualcuno volò sul nido del cuculo” è un film di Milos Forman vincitore di ben 5 Oscar, tratto dall’omonimo romanzo di Ken Kesey e che scosse profondamente l’opinione pubblica riguardo ai trattamenti a cui erano sottoposti i malati mentali negli ospedali psichiatrici mentre il mondo negli anni sessanta stava vivendo il benessere del boom economico.
Randle McMurphy è il protagonista di questa avvincente storia, interpretato da un bravissimo psichedelico Jack Nicholson: Randle si trova ricoverato il una clinica psichiatrica per alcuni reati commessi e per scampare al carcere si finge pazzo.
McMurphy si distinguerà dagli altri pazienti per il suo atteggiamento anticonformista: si prende gioco delle sedute di psicoanalisi della dottoressa Ratched, la caporeparto, ed inoltre non rispetta le severe regole dell’ospedale e si rifiuta di prendere i medicinali.

Per metafora, il nido è il manicomio e il cuculo l'infermiera capo, che con il suo staff si insinua nelle loro menti e se ne impossessa, distruggendone ogni potenzialità. Quel “qualcuno” è Randle, delinquente mandato “tra i matti” per correggere alcuni suoi comportamenti ribelli: sarà lui a smascherare il carattere repressivo dell'istituzione, pagando per questo il duro prezzo dell'uso indiscriminato che veniva fatto di lobotomia ed elettroshock.
L’atteggiamento di McMurphy mette quindi in rilievo il distacco disumano che infermieri e dottori hanno all’interno dell’ospedale: durante il film può nascere il dubbio se nel manicomio i veri malati siano i pazienti o i dottori stessi, concezione simile a quella di Zeno Cosini, il protagonista del romanzo “La coscienza di Zeno” di Italo Svevo.
Zeno personaggio che si sente malato perché non si rispecchia nella società, o Zeno, come Randle McMurphy, è unico vero sano perché vive in una società malata che non lo rispecchia?

E' un film che consiglio vivamente: una storia avvincente, commovente e che fa molto riflettere e con attori così realistici nel ruolo di malati psichiatrici da poter fare una vera e propria indagine psicologica su ognuno di loro.

 

 


 

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