mercoledì 30 novembre 2016

La mia nostalgica Odissea

Sono 3 mesi che vivo lontana da casa, non sono molti e sono passati velocemente dopo aver trovato una routine nella mia nuova realtà cinese, ma anche se non sono un eternità vivo alcuni ricordi come se appartenessero ad un lontano passato, sono un eco che continua a ripetersi ed ogni giorno mi sembra sempre più lontano.
Il tempo scorre, e come dei granelli di sabbia tra le mie mani riesco a malapena a trattenerlo che il presente è già un lontano ricordo: la nostalgia è strana, è bella e allo stesso tempo così triste che a volte mi domando come Ulisse, il più grande nostalgico della storia, abbia mai potuto vivere 20 lunghi anni lontano da Itaca e dalla sua Penelope. Forse è proprio quella forza data dalla nostalgia che lo ha spinto a tornare affrontando mille peripezie ed ostacoli e non lasciandosi andare per sempre tra le braccia di una bellissima Calipso, nonostante nel quinto canto lui stesso dica alla dea: "So anch'io, e molto bene, che a tuo confronto la saggia Penelope per aspetto e grandezza non val niente a vederla... ma anche così desidero e invoco ogni giorno di tornarmene a casa, vedere il ritorno."
La nostalgia è l' illusione che il tempo a casa si sia fermato, e che quel ricordo gioioso sia sempre lo stesso quando invece non riusciamo ad ammettere che noi prima di tutti saremo cambiati al ritorno e la vita di prima forse ci starà stretta come un vestito di quando eravamo bambini.

A volte penso di averla perduta, quella mia caratteristica nostalgia, di non avere neanche più un ricordo nitido del  passato e poi basta quel poco, un sapore, un odore un semplice suono a risvegliare una tempesta di emozioni e a rendere vive più che mai quelle immagini che sembravano sbiadite.
Nei miei tre mesi passati in Cina spesso mi è capitato di distaccarmi completamente dal presente per tornare a vivere qualche ricordo del passato, come se il tempo si fermasse: ed è così che l'odore della mia pelle mi sembra quello di mia madre, quando mi stringevo a lei sotto le coperte da bambina, e parlavamo sottovoce della nostra giornata, dei nostri sogni e delle nostre mille ansie.
Anche un semplice cane che abbaia qua mi ha riportato alla mente il mio Charlie che scodinzola ed impazzisce ogni volta che mio babbo torna da lavoro, e mi ricorda anche il mio sollievo nel sentire aprire finalmente la porta di ingresso per iniziare a mangiare la cena che io mamma e mia sorella Mati aspettavamo sempre troppo a lungo. Mi manca sedermi a tavola, vivere quella monotona  quotidianità che la mia permanenza a Venezia ha reso un evento sempre più speciale, come un figliol prodigo che ritorna a casa del padre. I pranzi domenicali che mi sembrano sempre così tristi perché erano segnale che il weekend era arrivato al termine, ora mi mancano da morire: non sapete cosa darei per un bel pollo arrosto con patate di mia nonna Laura, come anche quanto vorrei sentire la sua calda risata ed i battibecchi con mio nonno Fabrizio.
Come non sapete cosa darei per vedere quel panorama mozzafiato che ammiravo ogni volta assieme a mia mamma sulla mitica Jeep metallizzata sulla strada verso Montefoscoli, per andare dalla mia nonna Giovanna a prendere le casse di pomodori arrivate direttamente dal suo orto: quanto vorrei sentire il silenzio di quelle strade diroccate che vedono al massimo 20 macchine al giorno nei periodi più trafficati, e pure sentire le calde mani ruvide di nonna Giovanna che mi accarezzano il viso.
Venezia invece, la mia seconda casa, porta con se una nostalgia strana, legata agli amici ed al silenzio del mattino, quando mi svegliavo all'alba per andare a buttar via la spazzatura e solo il rumore dei miei passi ed i gabbiani erano una malinconica colonna sonora alla mia giornata.
Mi manca il colore dei tramonti visti dalle Zattere, uscita distrutta dopo intensi pomeriggi di studio in biblioteca, per poi mescolare tutti i miei pensieri ed ansie dentro un bel bicchiere di Spritz allo Squero, di un arancione acceso che si confonde pian piano con quel colore rossastro che il sole dipinge calandosi nel canale della Giudecca.
Vorrei camminare tra le calli veneziane e stancami sui ponti facendo a spallate con quei turisti rimbambiti dalla bellezza di questa città magica. Vorrei avere qua le notti veneziane con quel caos silenzioso sotto la fioca luce di un lampione ed una bottiglia di vinello in mano, pronta a brindare alla vita ed agli amici.
Le più piccole cose, sono quelle che rendono speciale ogni momento ed unico il ricordo: sono i particolari a fare la differenza; in questi momenti in cui mi abbandono ai miei nostalgici pensieri mi domando anche se avrò mai ricordi del genere di Lanzhou, perché purtroppo quando li vivi, certi posti e certe situazioni, non sembrano mai così belli come in un ricordo... forse perché l'uomo è destinato a rimpiangere quello che non ha più e a vivere per sempre nella dolce-amara nostalgia in perenne ricerca di una perduta Itaca.

1 commento:

  1. Ciao! Ho letto del tuo blog su Italians e sono corsa a sbirciare... Che Grandiosa esperienza che stai vivendo! Ti lancio un calorosissimo in bocca al lupo e spero di leggerti ancora prima del tuo rientro in Italia!

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