lunedì 20 gennaio 2014

Il Capitale Umano

La regola impone che prima di guardare un film bisogni leggere il libro: io purtroppo non rispetto quasi mai questa regola ed è sempre il film ad incuriosirmi e farmi venir voglia di leggere il romanzo da cui è stato tratto.
Questo è successo anche per quanto riguarda l'ultimo film di Paolo Virzì da poco uscito nelle sale: Il capitale umano.
L'unica differenza è che guardare questo film è stato un po' come leggere un romanzo giallo: Virzì ha fatto una scelta registica molto interessate ed innovativa all'interno della sua produzione cinematografica.
Emulando un po' lo stile di Tarantino, Virzì ha suddiviso l'intero film in "capitoli" mostrando il punto di vista di personaggi diversi all'interno di uno stesso periodo e coinvolti nel medesimo delitto: un uomo da ritorno da lavoro in bici a tarda notte viene investito da un fuoristrada, scena chiave di tutta la storia posta all'inizio.
Due famiglie di diverso grado sociale si troveranno coinvolte in questo spiacevole avvenimento. quella di Giovanni Bernaschi facoltoso imprenditore e quella di Dino Ossola, un ambizioso immobiliarista oramai sull'orlo del fallimento.
La figlia di Dino Ossola è fidanzata con il rampollo della famiglia Bernaschi: entrambi saranno chiamati in causa davanti a questo delitto che cambierà radicalmente il destino di queste due famiglie.
Virzì è riuscito a costruire un vero e proprio giallo e ci siamo anche noi spettatori al centro della storia che facciamo la parte degli investigatori: ogni capitolo ci viene fornito il tassello mancante per ricostruire tutta la vicenda.
Tratto liberamente dall'omonimo romanzo di Stephen Amidon, Il capitale umano è una storia avvincente che fa molto riflette su come le nostre vite siano condizionate dal denaro e come in questa storia possano rimaner vittime gli unici che con le smanie di arricchimento non c'entravano proprio nulla.
 

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