martedì 25 ottobre 2016

Non avere gli occhi a mandorla in Cina

In Italia credo non salterebbe mai in mente a nessuno di fermare un cinese per strada per chiedere di fare una foto assieme, a meno che non si tratti di Jackie Chan;  in Cina invece, specialmente nelle zone meno turistiche, chi non ha gli occhi a mandorla viene spesso visto e trattato come una celebrità.
Non sto a citare le migliaia di volte che mi sono ritrovata a scattare selfie con perfetti estranei che impacciati mi si avvicinavano tenendo sempre lo sguardo basso per chiedermi di fare una foto con loro.
Non so se sono già andata a finire in qualche album di famiglia o sono diventata una carta da parati di cattivo gusto in qualche appartamento di Lanzhou al trentaquattresimo piano, ma non mi so spiegare come mai noi occidentali siamo così affascinanti qua.
Fino ad ora ho vissuto situazioni che sembrano uscite fuori da una qualche commedia strampalata, come quando stavo tranquillamente andando alla stazione dei treni per comprare dei biglietti insieme agli altri miei tre compagni di avventure della Lanzhou Daxue, e mi sono ritrovata assieme alla mia allegra compagnia all'inaugurazione di una fabbrica di 白酒 (baijiu), il tipico liquore cinese che è capace di disintegrarti le tonsille al primo sorso.
Quella sera non era tanto importante la promozione della nuova fabbrica quanto invece la nostra presenza all'inaugurazione: brindisi e foto, foto mentre facevamo il brindisi, foto e poi altri brindisi e ci hanno pure costretto a cantare al Karaoke una canzone, ed abbiamo riscosso un gran successo nel mugolare " Can You Feel The Love Tonight" mentre Elton John immagino si stesse piegando dal dolore allo stomaco dall'altro capo del mondo.
Non solo abbiamo banchettato e brindato gratis, ma abbiamo anche ricevuto un' offerta di lavoro come insegnanti di inglese in una scuola.
Una cosa molto normale da quando sono arrivata qua in Cina, essere invitati a cena e ricevere offerte di lavoro intendo: tutti i miei datori di lavoro mi hanno minino offerto due pasti, e di proposte qua ne ho ricevute già sei. Mi hanno chiesto di diventare modella, molti di insegnare  inglese o addirittura italiano, ed ho pure girato uno spot pubblicitario per promuovere un apparecchio che calcola con dei raggi infrarossi le calorie dei cibi (vi giuro che non mi sto inventando nulla, vi avevo avvertiti che fino ad ora gli avvenimenti sembrano usciti fuori dal copione cinematografico di una commedia).
Attualmente ho accettato di lavorare part-time per un asilo nido: io e Niccolò, l'altro compagno di avventure Italiano, ci presentiamo ogni weekend all'asilo per giocare con i bambini e parlare con i genitori che incuriositi ci chiedono da quale parte lontana del mondo proveniamo. Ed è così che la scorsa domenica, dopo poche ore di sonno e qualche birra di troppo del sabato sera, ci siamo ritrovati ad insegnare come si gioca a "giro giro tondo" a degli impacciati genitori cinesi.
Avere due ragazzi occidentali ha praticamente raddoppiato nel giro di una settimana il numero dei bambini: siamo una trovata pubblicitaria, un'attrazione, come dei panda in uno zoo.
 L'esperienza all'asilo è molto bella, non ho un gran che da fare, il mio unico compito è quello di stare con i bambini, e vederli sorridere mi riempie di gioia il cuore. Devi guadagnarti la loro confidenza, all'inizio ne ho fatti  piangere almeno  tre o quattro solo facendo loro "ciao ciao" con la mano, stanno imparando a conoscermi e vi giuro che non c'è felicità più grande di quella di vederli ridere mentre giocano con me con un semplice palloncino.
Ogni weekend a fine mattinata lavorativa siamo "costretti" a farci offrire il pranzo da qualcuno: ho una paura matta di ingrassare, non so proprio come dire di no ad una persona che amorevolmente mi offre cibo in segno di rispetto e gratitudine ed è ansiosa di sapere se mi piace o meno quel che mangia quotidianamente.
Riempiono piatti e bicchieri a non finire ed ho conosciuto persone di una gentilezza assurda: pochi giorni fa una ragazza che lavora all'asilo ha preso 3 autobus diversi e fatto un ora e mezzo di viaggio solo per venire  fino alla mia università a portarmi del cibo che lei stessa aveva cucinato a casa. Avere per amica una ragazza occidentale fa moda, tutti ci vogliono ma ci sono anche alcuni che ci temono. Molti scappano non appena provi a cercare approccio per chiedere che autobus prendere, altri mi guardano intimoriti ed iniziano a fare una risata nervosa sotto i baffi, ma l'esperienza più strana l'ho avuta ieri quando una ragazza appena uscita dal bagno vedendomi ha lanciato un urlo terrorizzata ed è corsa via.
Non avere gli occhi a mandorla ma i capelli chiari e gli occhi verdi è strano: sono esotica e spicco come un puntino bianco tra mille neri.
Non osate mai dire ad un cinese che per voi sono tutti uguali, perché anche noi occidentali per loro siamo praticamente identici, ma speciali.

lunedì 10 ottobre 2016

Orient Express (???)

Da quando ho iniziato l'università viaggio in treno molto spesso: abitando a Venezia e facendo avanti e indietro tra Toscana e Veneto oramai sono diventata un' esperta di Frecce Rosse, Argento, treni Italo e regionali "veloci" (aggettivo che spesso non si addice ad un qualsiasi treno di Trenitalia).
Ho spesso documentato sui social network i ritardi di ore, i treni cancellati o bloccati  nel bel mezzo della campagna toscana senza giustificazione ma con un cordiale "ci scusiamo per il disagio" e non pensavo che il mio amore sconfinato per starmene seduta a guardare fuori dal finestrino del mio vagone con la colonna sonora perfetta dentro la playlist del mio cellulare mi avrebbe mai portato a fare 20 interminabili ore di viaggio su un treno cinese.
Ebbene sì, uno dei mezzi prediletti per viaggiare all'interno dell'immenso continente giallo è il treno e non sono poche le persone che hanno viaggiato sulle rotaie durante la settimana di festa per celebrare l'anniversario della nascita della Repubblica Popolare cinese. Mentre i voli arrivano a prezzi assurdi i viaggi in treno hanno una tariffa costante: puoi anche scegliere di partire da un giorno ad un altro senza alcuna sorpresa sul prezzo del biglietto, ma augurandoti di non viaggiare in piedi per molte ore.
La scorsa settimana ho organizzato un viaggio last minute verso Xi'An e Pechino ed il modo più economico per questo spostamento improvvisato è stato il treno, mezzo assolutamente non frequentato da turisti che preferiscono la velocità e la comodità di un aereo. In un treno cinese puoi scegliere una tra tre diverse modalità di viaggio: sedili duri, cuccette dure o cuccette morbide.

Essendo una mosca bianca nella carrozza con i sedili duri direzione Xi'An mi sono giocata le scomode ore di sonno tra una foto ed un' altra con i passeggeri di mezzo treno, come se fossi Angelina Jolie che casualmente appare in un vagone di terza classe sperso non so dove nella regione del Gansu. Capisco lo stupore dei passeggeri nel vedere una ragazza dagli occhi verdi ed i capelli castano chiaro: la maggior parte di questi provenivano da zone rurali che non hanno mai conosciuto l'occidente.
 Nel vagone con i sedili duri c'è anche chi paga per farsi il viaggio in piedi e per questo si possono trovare persone che si adagiano a terra nonostante lo sporco, non che la stoffa color blu delle sedute sia il massimo del pulito, o che sperano in un minuscolo angolo dove appoggiarsi per qualche minuto per riposare le gambe stanche. C'è chi sputa a terra senza problemi, fuma sigarette tra una carrozza ed un'altra e chi mangia noodles precotti producendo ogni sorta di strano suono con la bocca e magari schizzandoti con la salsa piccante. La parte più bella del viaggio è quando il treno finalmente si svuota e ti puoi distendere non curante dei pidocchi che prenderai ma preoccupandoti solo di trovare una posizione che non ti faccia svegliare con il torcicollo. La notte di viaggio verso Xi'An ero così stanca che sono letteralmente crollata su 4 sedili avvolta nel mio giacchetto color verde bottiglia, cambiando lato ogni ora ed arrivando agli estremi del contorsionismo per trovare la giusta posizione per dormire.

Tutta un'altra storia è stato il viaggio verso Pechino: ho avuto la fortuna di viaggiare nel vagone con le cuccette dure. Mi sembrava un hotel a 5 stelle visti i miei standard precedenti, e nonostante il cinese che russava profondamente o la bambina di otto anni che si arrampicava sul mio letto a castello fissandomi con uno sguardo da bambola assassina ho adorato quel viaggio, comoda nella mia cuccetta a guardare fuori il panorama sempre annebbiato dallo smog.

I treni mi piacciono per immaginare la vita degli altri passeggeri, per nuotare all'interno dei loro occhi e riuscire a pescare in questi una buona storia da raccontare. A volte non c'è nemmeno bisogno di immaginare, ma sono gli altri a voler condividere con te la loro storia: essere occidentale è di grande aiuto, i cinesi che hai intorno spesso sono impazienti di parlare con te magari usando quelle 10 parole che conoscono in inglese o ostinandosi a parlare il cinese ad una velocità supersonica mentre te, non capendo assolutamente nulla, continui a sorridere ed annuire pure quando ti chiedono "Da dove vieni?".
Ho incontrato coppie che andavano a trovare i genitori di lei per le vacanze, famiglie molto povere che hanno passato maggior parte del viaggio in piedi con dei bambini aggrappati alle spalle vestiti di stracci, militari che riuscivano a passare un po' del loro tempo con le mogli che vedono solo una volta all'anno ma che amano così follemente da mostrare a chiunque con orgoglio le foto del matrimonio.

I treni hanno molte storie da raccontare, parlano lentamente e non sono come gli aerei:  quelli sono per chi non ha tempo e voglia di fermarsi ad ascoltare.
 

sabato 1 ottobre 2016

Comunicare

Ormai è quasi passato un mese dal mio arrivo in Cina, il tempo è volato ma allo stesso tempo ho la sensazione di trovarmi qua da un eternità. Le difficoltà sono state molte, la differenza culturale è enorme e spesso mi sono sentita investire da parole che mi suonavano aliene nonostante studiassi il cinese da due anni. Ebbene sì,  questi due anni di studio sono serviti a raggiungere una proprietà di linguaggio pari a quella di un bambino di 3 anni che impara a formulare le prime semplici frasi, anzi credo che un bambino cinese di tre anni si faccia capire molto meglio d me.
Sono state svariate le situazioni in cui mi sono sentita una completa incapace, e so che saranno ancora molte: una lingua così diversa dalla mia, così complessa  che non permette il minimo errore di pronuncia non è facile da acquisire su un libro chiusi nel proprio studio copiando mille volte il medesimo carattere.
Una lingua si impara vivendola, e vivendola si incontrano numerose difficoltà così che semplici azioni come ordinare qualcosa da mangiare alla mensa universitaria diventa un'impresa impossibile da ricorrere a fare delle foto al piatto che si vuole mangiare per non rischiare di prendere chissà quale intruglio piccante . L’università in cui mi trovo è una vera e propria torre di babele, ci sono diversi, anche se non troppi, studenti stranieri: molti hanno un' ottima padronanza del cinese e dell’inglese, altri a malapena comprendono le frasi più semplici formulate in inglese. Sento parlare molto spesso in Russo, qua c’è un grande comunità Kazaka che non capisce una parola di inglese: spesso mi sono trovata a comunicare come se fossi un mimo in papillon in un qualche vicolo di Parigi  durante una incredibile performance. Mi domando come una persona che non conosce una sola parola di inglese o di cinese riesca sopravvivere qua, per sopravvive la comunicazione raggiunge davvero livelli imbarazzanti a volte.
Ho peró anche incontrato persone che mi hanno lasciato letteralmente a bocca aperta: per cambiare la mia stanza con un'altra che non avesse un bagno che assomigliasse ad una scena di Saw l’Enigmista  mi sono ritrovata insieme alla mia coinquilina colombiana ad esser aiutata da un simpatico gruppo di Pakistani bravissimi in cinese: dopo vari interessanti passaggi inglese-cinese, cinese -inglese ed un 'ora e mezzo circa per capire quali altre camere fossero libere siamo arrivati ad ottenere una bellissima stanza doppia con un bellissimo bagno che non ha tubi sradicati dalle pareti ma solo due sopportabili perdite dal soffitto ed un water che si intasa spesso.
Non so cosa abbia spinto quel simpatico gruppo di pakistani ad aiutare due perfette estraneea comunicare con un cinese che non capisce manco "hello", ma esiste una sorta di solidarietà tra studenti stranieri, e chi conosce meglio la lingua si sente  come in dovere di aiutare.  In questo mio per ora breve soggiorno qua, io e l'altro ragazzo italiano, Niccolò e la mia compagna di stanza, Daniela ne abbiamo affrontate davvero di tutte colori e ci riteniamo fortunati di aver incontrato un ragazzo tedesco che parla il cinese meglio dei cinesi: Konstantin, che frequenta "comprensibili" lezioni della facoltà di legge di Lanzhou.
Mi sono trovata in situazioni paradossali, come vedere un tedesco che legge libri in cinese ad una velocità impressionante, e da ripetizione di lingua ad italiano, una colombiana ed un etiope in una squallida stanza di dormitorio.
Non so se arriveró mai ad avere la capacità di parlare bene quanto lui una lingua difficile come il cinese : ci vuole naturalmente tanta dedizione, impegno e (purtroppo) predisposizione. Non potete immaginare quanto sia brutto quando ti si bloccano tutte le parole in gola e produci strani suoni che più che assomigliare al cinese suonano come il lamento di un gatto in calore.
Ad ora comunque posso dire di aver raggiunto qualche buon risultato con la lingua, me la cavo nelle conversazioni più semplici e per lo più capisco quello che mi dicono e a mensa so cosa ordinare: infatti è circa un mese che mangio ogni giorno la stessa  cosa che so pronunciare davanti alla gentilissima signora che lavora dietro i fornelli della mensa, la strada è ancora lunga.