La scelta paralizza l'uomo, secondo Kierkegaard l'uomo è paralizzato dal fatto di rendersi artefice del proprio destino, dell'addossarsi la responsabiltá delle proprie colpe come dei propri meriti.
All'uomo secondo Kierkegaard fa paura la responsabilità ed il potere, se pur parziale talvolta nella società, di prendere decisioni.
Un pensiero totalmente antitetico alla visione dell'homo faber fortunae suae di Appio Claudio Cieco e alla naturale propulsione all' esser gli unici artefici della propria vita e di non affidare nulla al caso o alla provvidenza.
La stessa religione ci dice che Dio ha dato all'uomo il libero arbitrio, la facoltà di conoscere dove è il bene e dove è il male di scegliere quale delle due strade percorrere; Dio ha dato all'uomo pure la facoltà di avere ripensamenti e di tornare indietro sui propri passi per intraprendere un'altra strada.
All'uomo secondo Kierkegaard fa paura la responsabilità ed il potere, se pur parziale talvolta nella società, di prendere decisioni.
Un pensiero totalmente antitetico alla visione dell'homo faber fortunae suae di Appio Claudio Cieco e alla naturale propulsione all' esser gli unici artefici della propria vita e di non affidare nulla al caso o alla provvidenza.
La stessa religione ci dice che Dio ha dato all'uomo il libero arbitrio, la facoltà di conoscere dove è il bene e dove è il male di scegliere quale delle due strade percorrere; Dio ha dato all'uomo pure la facoltà di avere ripensamenti e di tornare indietro sui propri passi per intraprendere un'altra strada.
Perché la filosofia di Kierkegaard, a mia opinione, è così vicina alla realtà? Perché vedo più utopistica la ragione per cui l'uomo sia davvero artefice del proprio destino?
Credo che le scelte siano condizionate da qualcosa che non sempre dipende da noi, credo che le scelte a volte siano costrette a volte indispensabili e non parlo del saper scegliere cosa è meglio tra un gelato alla crema o una granita in un afoso pomeriggio d'agosto.
L'uomo non è tanto paralizzato dall'indecisione ma tanto più dalla paura di sbagliare così che la stessa libertà di scelta diventa una sorta di croce e di condanna e fonte di insicurezza: scegliere e poi avere rimorsi? scegliere e poi avere rimpianti? scegliere di essere felici è la decisione più importante che ognuno di noi si pone ogni santo giorno appena sveglio.
Vi chiederete cosa c'entra tutta questa parabola filosofica in un blog che essenzialmente tratta di cinema: ho sempre visto il cinema come una diversa lente con la quale l'uomo riesce a leggere la propria vita.
Penso che il cinema rappresenti la seconda scelta, quella che l'uomo nella sua vita non è mai riuscito a prendere per paura di sbagliare o semplicemente per insicurezza, se può sembrar folle, anche per paura di esse troppo felice.
Il cinema rappresenta la vita che avremmo sempre voluto, la storia d'amore che abbiamo sempre desiderato, il lavoro che non abbiamo scelto di fare, come pure la famiglia che non siamo riusciti a costruire.
I film sono lo specchio delle paure e delle gioie, sono una realtà traslata, fittizia forse utopica ed irreale: i film ci danno l'opportunità di vivere la scelta che non abbiamo fatto e anche di costruire un sogno sulle scelte che vorremmo fare.
Il cinema da sempre é frutta della nostra esperienza di vita ma anche la più bella macchina fautrice di chimere e di illusioni.
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