Tra i grattacieli costellati di neon non è difficile intravedere la sagoma di qualche antico tempietto, e accanto alla BMW ferma al semaforo spesso sfreccia un risciò che non rispetta mai il codice della strada, ed uno sciame di motorini cavalcati da spavaldi senza casco con aggrappati dietro 3 passeggeri. Le città in Cina sono un simpatico compromesso tra occidente ed oriente: persone con una cultura così radicata che pretendono di nasconderla dietro qualche parvenza di modernità.
Lanzhou, come la maggior parte delle città cinesi, è una città che ha avuto un enorme crescita e sviluppo e che ancora sta crescendo: appena ti affacci alla periferia della città i grattacieli spuntano dal nulla come funghi, e crescono ogni giorno più alti facendo della città stessa un cantiere a cielo aperto ed in progetto c'è anche la costruzione di una rete metropolitana che sperano di completare in meno di tre anni: una crescita così veloce che credo non dia il tempo alle persone di adattarsi ai cambiamenti.
Questo (mancato) tentativo di occidentalizzazione rende la città ancor più esotica ai miei occhi: accanto a degli enormi centri commerciali pieni di luci che ostentano i nomi delle marche più famose ci sono piccole botteghe con l'insegna decadente che ti offrono in un ambiente molto casalingo degli ottimi 牛肉麵, noodles in brodo di manzo con verdure, rigorosamente serviti piccanti.
Giri l'angolo e ti imbatti nuovamente in un negozio della Nike con davanti fermo uno dei migliaia carretti che vendono frutta di ogni tipo a prezzi irrisori.
Una delle parti più vive e vere di Lanzhou è il mercato notturno: da quando sono arrivata ci sono stata almeno 3 volte per mangiare del buon cibo di strada, non preoccupandomi naturalmente della condizione igienica in cui viene servito.
Camminando nella stretta viuzza braccata da mille bancarelle puoi assaggiare qualsiasi tipo di pietanza, dagli spiedini di carne piccante fino al naso di maiale glassato per non parlare della famosa zuppetta di latte caldo e uova: ti arrivano al naso una miriade di buoni odori e di puzze insopportabili. Caos, disordine, il fumo delle braci che annebbia il tuo procedere in quel mondo parallelo che sembra così autentico da non essere nemmeno un po' turistico. Lanzhou non è una meta turistica, tutte le guide la descrivono come una zona senza niente di particolare da visitare, per questo è una città che ancora vive chiusa dall'occidente e te unico europeo che si aggira tra mille volti dagli occhi a mandorla ti senti un po' un alieno.
Alcuni ti fissano con stupore misto a paura, non ti parlano né ti guardano negli occhi, altri invece sono esaltati nel vederti e vieni trattato come una specie in via d'estinzione: ti scattano foto di nascosto o ti chiedono molto ingenuamente di fare un selfie assieme.
Si trovano a metà strada, ancora molto legati al loro lato orientale ma protratti verso quello che la globalizzazione offre: praticano Tai Qi al mattino e poi magari a pranzo si mangiano un hamburger da Dico's, una catena fast food cinese che assomiglia molto al McDonald's, molti bambini piccoli sono ancora vestiti con le tipiche tutine che mostrano le loro parti genitali così da poter urinare qualsiasi volta vogliono per strada mentre le loro madri sono intente a mandare messaggi ad una chat di gruppo su WeChat con un telefono ipertecnologico. Vivono una crisi di identità, oppure si stanno adagiando a questa mezza via tra due mondi così distanti?
L'altro giorno sono stata su una delle montagne che accerchiano la città dove fioriscono nel silenzio, lontani dal caos del traffico cittadino, numerosi piccoli monasteri buddisti: un anziano con un cappello di paglia guardava l'orizzonte costellato da grattacieli, da lì si sentivano a malapena i clacson impazziti della città ma si poteva sentire il cuore pulsante di un luogo che cresce giorno dopo giorno ma non va di pari passo con le persone che vi sono nate.
Lanzhou, come la maggior parte delle città cinesi, è una città che ha avuto un enorme crescita e sviluppo e che ancora sta crescendo: appena ti affacci alla periferia della città i grattacieli spuntano dal nulla come funghi, e crescono ogni giorno più alti facendo della città stessa un cantiere a cielo aperto ed in progetto c'è anche la costruzione di una rete metropolitana che sperano di completare in meno di tre anni: una crescita così veloce che credo non dia il tempo alle persone di adattarsi ai cambiamenti.
Questo (mancato) tentativo di occidentalizzazione rende la città ancor più esotica ai miei occhi: accanto a degli enormi centri commerciali pieni di luci che ostentano i nomi delle marche più famose ci sono piccole botteghe con l'insegna decadente che ti offrono in un ambiente molto casalingo degli ottimi 牛肉麵, noodles in brodo di manzo con verdure, rigorosamente serviti piccanti.
Giri l'angolo e ti imbatti nuovamente in un negozio della Nike con davanti fermo uno dei migliaia carretti che vendono frutta di ogni tipo a prezzi irrisori.
Una delle parti più vive e vere di Lanzhou è il mercato notturno: da quando sono arrivata ci sono stata almeno 3 volte per mangiare del buon cibo di strada, non preoccupandomi naturalmente della condizione igienica in cui viene servito.
Camminando nella stretta viuzza braccata da mille bancarelle puoi assaggiare qualsiasi tipo di pietanza, dagli spiedini di carne piccante fino al naso di maiale glassato per non parlare della famosa zuppetta di latte caldo e uova: ti arrivano al naso una miriade di buoni odori e di puzze insopportabili. Caos, disordine, il fumo delle braci che annebbia il tuo procedere in quel mondo parallelo che sembra così autentico da non essere nemmeno un po' turistico. Lanzhou non è una meta turistica, tutte le guide la descrivono come una zona senza niente di particolare da visitare, per questo è una città che ancora vive chiusa dall'occidente e te unico europeo che si aggira tra mille volti dagli occhi a mandorla ti senti un po' un alieno.
Alcuni ti fissano con stupore misto a paura, non ti parlano né ti guardano negli occhi, altri invece sono esaltati nel vederti e vieni trattato come una specie in via d'estinzione: ti scattano foto di nascosto o ti chiedono molto ingenuamente di fare un selfie assieme.
Si trovano a metà strada, ancora molto legati al loro lato orientale ma protratti verso quello che la globalizzazione offre: praticano Tai Qi al mattino e poi magari a pranzo si mangiano un hamburger da Dico's, una catena fast food cinese che assomiglia molto al McDonald's, molti bambini piccoli sono ancora vestiti con le tipiche tutine che mostrano le loro parti genitali così da poter urinare qualsiasi volta vogliono per strada mentre le loro madri sono intente a mandare messaggi ad una chat di gruppo su WeChat con un telefono ipertecnologico. Vivono una crisi di identità, oppure si stanno adagiando a questa mezza via tra due mondi così distanti?
L'altro giorno sono stata su una delle montagne che accerchiano la città dove fioriscono nel silenzio, lontani dal caos del traffico cittadino, numerosi piccoli monasteri buddisti: un anziano con un cappello di paglia guardava l'orizzonte costellato da grattacieli, da lì si sentivano a malapena i clacson impazziti della città ma si poteva sentire il cuore pulsante di un luogo che cresce giorno dopo giorno ma non va di pari passo con le persone che vi sono nate.