Il patriottismo americano
tutto a stelle e strisce non è evidente solo il 4 luglio, ma è una costante nella vita di ogni cittadino
americano, dalla musica, alle bandiere che sventolano fiere fuori la porta di
ogni casa fino ad arrivare anche ai numerosi film di stampo patriottico. L’ultimo
celebre film di Clint Eastwood è uno di quei film patriottici che celebrano la
vera storia del miglior cecchino delle forze militari USA: Chris
Kyle
La vita di Chris Kyle non è una semplice storia di guerra,
di granate e di sangue versato in Iraq, ma è la storia di un cane da pastore,
cioè colui che con determinazione e lucidità agisce per difendere chi ama a
costo della vita, colui che lotta contro i lupi per difendere il proprio
gregge.
Ogni americano fin dalla più giovane età è educato alle armi
e ad un amore incondizionato verso il proprio paese, un amore che può portare a
spingere un uomo a lasciare la famiglia per mettere al primo posto la nazione. La prima vittima di Kyle come cecchino è stata
un bambino con una granata in mano, a sangue freddo, come colpì per la prima
volta un cervo nel bosco in una delle
battute di caccia da ragazzo con il padre : immagini che rimangono impresse
nella mente di un uomo, Chris è diventato leggenda per dovere e non per prendersi la triste
fama del cecchino che ha fermato con un sol colpo 160 cuori.
Clint Eastwood ha dipinto la figura di Chris celebrandolo
non tanto come la leggenda che nella sua carriera nelle forze armate aveva
contato 160 vittime, ma come l’eroe che più di una volta ha salvato i
compagni e come uno dei tanti militari
che è costretto una volta tornato a casa ad avere ancora in testa gli orrori
della guerra, fantasmi che nella vita di chiunque abbia vissuto la guerra non
riesce a lasciarsi alle spalle ma diventano incubi nella quotidianità.
Non voglio dilungarmi tanto sulla tematica trattata dal
film che ha suscitato al momento dell'uscita sui grandi schermi della pellicola non poche critiche, ma sull’aspetto umano che ha voluto
dare il regista alla storia e sulla incredibile interpretazione di Bradley
Cooper: la maggior parte del film è ambientato sul fronte di guerra, spesso
dalla visuale del cecchino che decide le sorti delle persone che corrono sotto
la sua visuale in basso, come un angelo della morte, in un secondo, il tempo di
premere il grilletto.
Il regista ha messo in scena una sorta di Western ambientato
al di là dell’oceano, forse per mettere ancor più in risalto le origini texane
da Cowboy di Chirs: i buoni contro i cattivi, l’eroe che salva tutti e che allo
stesso tempo vuole fuggire dai riflettori e dalla fama che si è fatto sul campo
di battaglia. Non è facile neanche per un eroe tornare alla vita normale, a
passare il tempo con i propri cari senza dare di matto al primo rumore sospetto
che rievoca le immagini strazianti di una guerra: il lato oscuro di ogni
veterano che porterà con sé nella tomba insieme alla consapevolezza di aver ucciso
padri, mariti e figli come lui e di non esser riuscito a salvare molti compagni ed
amici sul campo di battaglia.
La triste ironia della sorte farà sì che Chris venga ucciso
da uno di quei veterani affetto da disturbo post traumatico da stress: il
film finisce con le reali e toccanti immagini del corteo funebre in onore di
Chris , un uomo dai forti valori, un padre ed un marito ed un figlio della sua
tanto amata America.
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